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Prima udienza del tribunale di Genova sul ricorso per il voto fuori sede

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Dove ci eravamo lasciati? A luglio, dopo il nostro incontro con l’allora Ministro per i rapporti col Parlamento Federico D’Incà, era partito l’iter per approvare la legge sul voto fuori sede dalla Camera dei Deputati. Solo qualche giorno dopo, però,  è caduto il governo e le Camere sono state sciolte per le elezioni anticipate.

La reazione dei cittadini e delle cittadine è stata fortissima: mai come in questa campagna elettorale il tema del voto fuori sede è stato così presente e pressante. Radio, tv, giornali, social…se ne parlava ovunque! La nostra petizione è passata da 19.000 a quasi 50.000 firme in un mese! E poi? Finita la campagna elettorale, nonostante l’astensionismo record, nessuno parla più dei circa 5 milioni di elettori fuori sede. Nessuno tranne noi.

“Andiamo per avvocati” come si suol dire

Vi ricordate? Il 10 giugno 2022 abbiamo notificato  un atto di citazione in giudizio contro la Presidenza del Consiglio dei Ministri e il Ministero dell’Interno presso il tribunale di Genova. Il nostro obiettivo è fare in modo che il tribunale accolga la nostra domanda e riconosca la violazione del diritto di voto degli elettori fuori sede. Un diritto protetto dall’articolo 3 della Costituzione ma costantemente violato, dati gli ostacoli che i fuori sede incontrano per poter votare.

Se il tribunale riconoscerà questa violazione, come speriamo, a quel punto dovrà richiedere alla Corte costituzionale di valutare l’adeguatezza dell’attuale disciplina in tema di esercizio del voto, dato che discrimina diverse classi di elettori e ostacola il voto di 4.9 milioni di persone.

L’8 novembre, il nostro team legale guidato dall’avvocato Simone Pitto è intervenuto in aula davanti al giudice assieme all’Avvocatura dello Stato, in rappresentanza del Governo e del Ministero dell’Interno. Abbiamo portato all’attenzione del Tribunale non solo le testimonianze dei nostri sei ricorrenti e del Comitato Iovotofuorisede, ma anche i moltissimi casi di difficoltà (o impossibilità) di voto di cittadine e cittadini, da nord a sud. E’ stato anche sottolineato come spesso il cambio di residenza non sia così agevole come si vuole far credere.

Su questo punto, poi, vogliamo essere chiari: non sussiste poi nessun obbligo di modifica della residenza, come ripetutamente affermato dalla Corte di Cassazione, anche in caso di “abituale e volontaria dimora in un determinato luogo, caratterizzata dalla permanenza per un periodo apprezzabile e dall’intenzione di abitarvi”

Durante la discussione è stato fatto presente come lo stesso Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, che vive a Roma da diversi anni per lo svolgimento delle proprie funzioni istituzionali, non abbia mai cambiato la sua residenza. Anche alle elezioni del settembre scorso, infatti, il Presidente Mattarella, come milioni di fuori sede, è tornato a votare presso la propria residenza a Palermo. Non tutti i cittadini però si possono permettere il lusso di poter viaggiare dal proprio domicilio a quello di residenza e si trasformano così come sappiamo in “astensionisti involontari”.

Il giudice ha invitato le parti a depositare delle memorie scritte per meglio articolare le proprie posizioni, rinviando la causa ad una nuova udienza prevista per l’11 aprile. Noi ci auguriamo che per quella data sia già stata approvata una legge sul voto a distanza come promesso in campagna elettorale da quasi tutti i leader di partito. Al momento 6 proposte di legge sono state depositate alla Camera e al Senato dal Movimento 5 Stelle, Partito Democratico, Azione-Italia Viva, Sinistra Italiana-Verdi, +Europa.

Noi ci stiamo preparando per vincere una volta per tutte questa campagna.

Unisciti a noi!

Sei uno studente/lavoratore fuori sede o una persona stanca di questo enorme paradosso all’italiana? Firma la petizione! Aiutaci a raggiungere le 50.000 firme e fare pressione sulla politica!

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